All’attacco a tutela di latte e salumi: “Basta con i prezzi alle stelle!”
“Adesso basta!” Il coro di protesta si leva accorato da Coldiretti Vercelli-Biella contro le industrie di trasformazione lattiera e suinicole, nell’occhio del ciclone per l’impennata dei prezzi. Sulla scia della protesta degli allevatori nord-europei, Coldiretti ha deciso di avviare una forte azione di mobilitazione nei confronti dei principali attori del negoziato sul prezzo del latte, per ottenere una remunerazione, minima, alla stalla, in Lombardia, di 42-43 centesimi al litro, meno della metà di un caffè al bar. Un valore minimo, questo, necessario a mantenere in vita gli allevamenti rimasti che, altrimenti, non potrebbero coprire gli altissimi costi di produzione. “E’ giunto il momento di dare voce ad un troppo prolungato silenzio. – spiega il Direttore di Coldiretti Vercelli-Biella Domenico Pautasso- Ai nostri allevatori la proposta di una riduzione dei compensi, nonostante gli aumenti vertiginosi dei costi del mangime per l'alimentazione degli animali e dell'energia, risulta inaccettabile. Coldiretti non può stare a guardare mentre è a rischio non solo la distribuzione di latte fresco e la produzione di formaggi tipici, ma il latte italiano stesso, che rischia l'estinzione. Dall’allevatore al banco del negozio il prezzo viene quadruplicato. E’ uno scempio che va fermato onde evitare la totale scomparsa degli allevamenti italiani che si sono ridotti da oltre 180mila a poco più dei 45mila”.
E la protesta non si ferma al latte ma tocca anche il prosciutto. I maiali attualmente sono pagati una miseria, al punto che gli allevatori, conti alla mano, ci rimettono, secondo il peso dell' animale, dai 30 ai 50 euro al capo. “Non ci resta che piangere era il titolo di un celebre lungometraggio di Massimo Troisi. – commenta il Vicedelegato Confederale Lucio De Marchi - Agli allevatori suinicoli, di questo passo, invece, non resta che chiudere. Gli allevatori non hanno più potere contrattuale e perciò, l’industria ne approfitta. Se il prezzo non si alza, la pianura padana resterà senza maiali. Occorre immediatamente l’obbligo di etichettatura di origine anche per i suini, per evitare lo spaccio di carne straniera contraffatta e per salvare il prodotto nostrano. In caso contrario la nostra pianura padana potrebbe vedere la scomparsa, in breve tempo, dei suini . Uno scenario decisamente orribile per il quale vale la pena di combattere. Per questo motivo – conclude De Marchi – Coldiretti è d’accordo con il blocco dei Cuc, ovvero il Certificato unificato di conformità, che attesta come il suino sia stato allevato secondo un preciso protocollo ed indispensabile per permettere alla coscia di maiale di diventare Dop”.
5 Giugno 2008
SINDACALE
