6 Giugno 2011
La Legge di Orientamento compie dieci anni

La Legge di Orientamento compie 10 anni. Questa Legge, fortemente sostenuta dalla Coldiretti, ha allargato i confini dell’attività agricola: dalla semplice attività di coltivazione ed allevamento, alla trasformazione aziendale dei prodotti e alla loro vendita in azienda o nei mercati degli agricoltori o attraverso la formula degli accordi di filiera. Ma anche alla fornitura di servizi alla pubblica amministrazione come i contratti realizzati da molti comuni per la pulizia delle strade dalla neve attraverso l’uso dei trattori o la cura del verde pubblico che spesso viene affidata agli agricoltori.

“Possiamo dire - commenta il Direttore Domenico Pautasso - che è una delle cose più intelligenti fatta fino ad ora dalla Politica Italiana e dai Governi che si sono alternati alla guida del Paese. La Legge di Orientamento ha stravolto in positivo il nostro fare agricoltura. Ed è una fortuna che nessuno, a cominciare dalla politica, abbia pensato di metterci le mani e peggiorarla.”

Sul piano normativo, prima dell’entrata in vigore della legge 228 del 18 maggio 2001, non c’era la possibilità di fare una politica legata al prodotto, di confrontarsi col mercato, di legarsi alle aspettative della gente. L’attività agricola si legava alla semplice produzione del bene primario. Ma l’agricoltura è anche fare la farina, fare il pane e venderlo; produrre latte e trasformarlo; produrre riso e venderlo direttamente. Per non parlare della nascita delle fattorie didattiche con le convenzioni con le scuole, ma anche degli agriasili e il prossimo arrivo del primo “agriospizio” realizzato da una giovane imprenditrice. Sono stati infatti soprattutto i giovani a cogliere le nuove opportunità. Un agricoltore può produrre e vendere birra ottenuta dal suo orzo o produrre e vendere pane preparato dal proprio grano.

A livello nazionale, in dieci anni sono raddoppiati gli agriturismi (che hanno superato le diciannovemila unità), sono nate 1.189 fattorie didattiche, decine di agriasili, mentre i mercati degli agricoltori di Campagna Amica sono 715 e oltre 63mila le malghe, cantine, frantoi, riserie, luoghi dove è possibile acquistare direttamente dai produttori agricoli. A livello Interprovinciale, nelle province di Vercelli e Biella sono presenti 15 agriturismi associati a Terranostra, 11 fattorie didattiche accreditate presso la Regione Piemonte, più di cento aziende che effettuano vendita diretta, e tre Mercati di Campagna Amica, a Vercelli, Biella e Borgo D’Ale.

Numeri che danno la cifra del profondo mutamento avvenuto negli ultimi dieci anni nel settore agricolo proprio grazie alla Legge di Orientamento, dando il via ad esperienze innovative e alla proposta di nuovi servizi che hanno mutato il volto del settore e, conseguentemente, la considerazione dei cittadini. Lo dimostrano i risultati del primo Rapporto “Gli Italiani e l’agricoltura - La qualità del cibo e la qualità della vita”, realizzato da Ipr marketing appositamente per l’evento promosso il 31 maggio a Palazzo Rospigliosi a Roma da Coldiretti e Univerde.
Secondo i dati, il 72% degli italiani pensa che gli agricoltori svolgano un ruolo positivo nella tutela dell’ambiente, conservando vive le tradizioni, impedendo la cementificazione, facendo manutenzione del territorio, coltivando cibo sano e dando lavoro. La metà degli italiani (50%) associa inoltre la campagna a sensazioni di salute e benessere, mentre un altro 33% la abbina idealmente al relax. Solo il 6% pensa che nel verde ci si annoi, e appena l’uno per cento identifica i campi con fatica o allergie.

La Legge di Orientamento è il fondamento normativo del progetto Coldiretti per “Una filiera agricola tutta italiana”. Un progetto concreto per ridare quel valore aggiunto sottratto alle imprese agricole dall’industria di trasformazione e dalla GDO. “Dobbiamo continuare su questa strada - commenta Pautasso - se vogliamo ridare dignità ad un settore che per troppi decenni è stato vessato dall’industria agroalimentare e dalla GDO. L’agricoltura da sola rappresenta il 2,5% del PIL Italiano, e con l’agroalimentare si arriva al 14,5 %. Da questi dati si evince dove si annida il valore aggiunto sottratto alle imprese agricole.”

Sempre a proposito degli accordi di filiera, la Coldiretti di Vercelli e Biella ha definito il testo per la piattaforma contrattuale per i futuri accordi di filiera del riso, ponendo come base della trattativa i reali costi di produzione. “Se pensassimo di salvare l’agricoltura solo con l’apporto della PAC - commenta il Presidente Paolo Dellarole - commetteremmo un grave errore sotto il profilo economico. Noi difenderemo a tutti i livelli la futura impostazione della PAC, ma parallelamente ad essa dovremo costruire un percorso economico che tuteli le imprese agricole dalla volatilità dei mercati e dalle speculazioni poste in essere dall’industria agroalimentare, dalle multinazionali e dalla GDO.”

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