28 Settembre 2012
Costi di produzione

Il pieno alla mietitrebbia per tagliare il riso, quest’anno costerà di più. Riscaldare le serre e dar da mangiare agli animali in stalla, anche.
Tutta colpa del rincaro generalizzato dei costi di produzione (caro-gasolio in primis) che gravano sulle imprese del territorio di Vercelli e Biella, mettendone a dura prova l’operatività.

Iniziamo dal caro carburante: un problema comune a tutte le aziende agricole italiane, ma che è molto più avvertito da quanti producono in una regione geografica dove il freddo si fa maggiormente sentire: il timore più grave, con l’incedere delle stagioni più rigide, è legato proprio alla necessità riscaldare le serre, ben presenti nelle due province piemontesi dove è intensa la coltivazione ortoflorovivaistica in tunnel.
“In Italia – fa il punto Paolo Dellarole, presidente della Coldiretti interprovinciale - l'aumento del prezzo dei carburanti destinati all'attività agricola provoca un aggravio di costi stimabile in quasi 150 milioni di euro nell’ultimo anno per il settore, dove il gasolio ha sostituito quasi completamente la benzina nell'alimentazione dei mezzi meccanici”.

Come detto, gli effetti del caro gasolio si sono percepiti già nel periodo della raccolta dei cereali, sia per il “pieno” a trattori e mietitrebbie, sia per l’essiccazione di cereali e foraggi.
 “Non solo: a subire gli effetti del record nei prezzi del gasolio – aggiunge il direttore Domenico Pautasso - è l'intero sistema agroalimentare, dove i costi della logistica incidono dal 30 al 35% per frutta e verdura e assorbono in media un quarto del fatturato delle imprese.   La continua crescita dei costi di trasporto e degli altri costi logistici mette a rischio la competitività e va affrontata con interventi strutturali in un Paese dove l’88% delle merci viaggia su strada”.

Il rincaro dei carburanti si aggiunge a quello di mangimi, sementi, concimi, ecc: secondo i dati di Ismea (gli ultimi dati diffusi riguardano lo scorso luglio), la nuova stangata sui mezzi di produzione ha portato ad un rincaro del 3,1%.
Gli aumenti più evidenti riguardano i prodotti energetici, balzati al +9,5% soprattutto a causa dell’energia elettrica (oggi costa alle imprese il 26,2% rispetto a un anno fa).
Boom dei prezzi pure per i capi da ristallo (+9,3%) e per i concimi, le cui quotazioni sono più alte del 5% nel confronto con il luglio 2011. Rincarano pure i mangimi, con un +3,7% generale e punte del 23,4% per panelli-farine e del 12,8% per i nuclei per bovini e vitelli: e qui la “mazzata” è duplice, per chi ha perso il proprio raccolto a causa della siccità ed è costretto, per alimentare gli animali in stalla, ad acquistare le materie prime al di fuori dell’azienda.

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