In Italia le aree verdi urbane rappresentano solo il 2,9% dei territori comunali e i parchi e giardini con aree gioco una porzione ancora più piccola. Eppure secondo recenti studi i benefici di alberi e aree verdi sulla salute degli adulti e sulla crescita dei bambini sono importanti. A lanciare l’appello è la Coldiretti in occasione della Giornata nazionale degli Alberi che si celebra il 21 novembre.
In Piemonte vivono quasi 1 miliardo di alberi e sono presenti 52 specie arboree e 40 specie arbustive con una grande variabilità di composizione e struttura ed è la nostra regione che, a livello nazionale, ha la più ampia superficie forestale arborea con circa 1 milione di ettari, ovvero il 38% del territorio, di cui i boschi coprono 932 mila ettari. Tra la primavera 2023 e il 2024 nella regione sono stati messi a dimora quasi trecentomila alberi, facendo ottenere al Piemonte il podio dell’Atlante delle foreste messo a punto da Sole 24Ore, Legambiente e Compagnia delle foreste.
“E’ fondamentale la presenza del verde urbano, a partire dalle aree frequentate dai bambini, come ad esempio le scuole. Da qui l’appello alla pubblica amministrazione per un cambio di passo necessario a garantire la presenza di alberi, fondamentali per la salute fisica e mentale, per ridurre le emissioni di CO2, migliorare la qualità dell’aria, favorire la biodiversità, ridurre le temperature – spiegano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. Come serve una corretta gestione del patrimonio arboreo esistente, troppo spesso messo a rischio da interventi approssimativi affidati a soggetti non esperti, oltre che da attività di altra natura. Vanno coinvolti direttamente i professionisti del verde, a partire dai florovivaisti, per la produzione di alberi di qualità e delle specie adatte a contrastare i cambiamenti climatici o di operatori specializzati, come gli arboricoltori, per gli interventi di cura”.
Federforeste ricorda come Il 38% della superficie nazionale sia coperta da foreste che nel giro di un trentennio sono aumentate del 20% ma, a causa dell’incuria e dell’abbandono, si è registrato un aumento del rischio di incendi e dissesto idrogeologico, la perdita di biodiversità e l'indebolimento degli ecosistemi.
“Una situazione che rende necessaria una gestione attiva e sostenibile, che include interventi come diradamenti e la creazione di fasce tagliafuoco, per aiutare la foresta a rimanere sana, resiliente e produttiva”, concludono Brizzolari e Rivarossa.

