18 Luglio 2013
CINGHIALI E SELVATICI

Non si abbassa il livello di guardia sul fronte delle invasioni degli animali selvatici nelle due province di Vercelli e Biella. Dopo il ripetersi delle scorrerie di cinghiali, caprioli, minilepri, che tuttora continuano sui campi, nei prati e tra le vigne da un capo all’altro del territorio, Coldiretti torna a sottolineare “l’urgenza di trovare una soluzione complessiva ad un problema che non può più ripetersi con l’attuale frequenza”.

A rendere ancor più preoccupante la situazione, sottolinea la Coldiretti interprovinciale, è “l’estrema prolificità di molte specie che non trovano sul territorio alcun antagonista naturale”. Valga l’esempio del cinghiale: nel mondo, i suoi predatori sono prevalentemente orsi, grandi felini e coccodrilli, tutte specie assenti nel nostro Paese. Le cucciolate dei cinghiali vanno da 6 ad 8 esemplari in media per scrofa, con punte che raggiungono addirittura i 12. Va da sé, dunque, che il numero dei capi si moltiplichi a dismisura nel giro di pochi anni

“Ai danni patiti dall’agricoltura – sottolinea il presidente interprovinciale dell’organizzazione agricola, Paolo Dellarolesi aggiunge il preoccupante fattore rischio anche per la sicurezza dei cittadini: molti infatti sono gli incidenti stradali provocati da questi animali, che più d’una volta piombano a far danni anche nei giardini delle abitazioni private. Arginare il problema è una priorità, ma gli interventi sinora attivati sono modesti. E la programmazione ancor più scarsa”.
Il direttore di Coldiretti Vercelli-Biella, Marco Chiesa, sottolinea come l’equilibrio naturale “non possa prescindere dal ruolo, importante e strategico, delle colture agricole e nemmeno può permettere che una specie, peraltro non autoctona, diventi insostenibilmente invasiva: più volte abbiamo richiamato l’argomento e le risposte, quando ci sono state, non hanno mai prodotto i risultati attesi. Le imprese agricole sono fortemente preoccupate e, con loro, gli stessi cittadini, anche per i problemi di sicurezza legati alla presenza della fauna selvatica”.

Particolarmente grave, come detto, è il problema rappresentato dai cinghiali: animali che basano sui vegetali il 90% della loro dieta, nutrendosi di semi, frutta, funghi, nocciole, tuberi, radici, bulbi. Nelle loro incursioni notturne, questi ungulati passano il tempo ad annusare il terreno e, una volta individuato il “bottino”, scavano con il grugno fino a raggiungere il cibo. Il risultato? Prati, campi e frutteti devastati. Anche a ripetizione: nell’ultima campagna, c’è chi ha dovuto ripetere per tre volte la semina del mais.

Sono centinaia di migliaia i danni provocati ogni anno dai selvatici nelle province di Vercelli e Biella; quasi tre milioni considerando l’intero territorio regionale: “Danni che l’ente pubblico rifonde alle imprese con anni di ritardo. Somme che si potrebbero risparmiare a fronte di una seria azione di contrasto.
Del resto, la richiesta prioritaria delle nostre imprese agricole è il riconoscimento concreto del diritto a raccogliere quanto seminato ed è in questo senso che si orienta l’azione di Coldiretti”.

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